Il popolo della montagna è sceso a Trento per dire chiaro e tondo che gli orsi e i lupi fanno paura e causano gravi problemi a chi in montagna e della montagna vive. Una manifestazione imponente davanti al palazzo della Provincia, sabato 20 maggio, ha richiamato centinaia di uomini e donne, accompagnati dai sindaci con la fascia tricolore, per sollecitare il presidente Fugatti (presente e festante) a dare il via alla liberazione dai grandi carnivori.
Chi vive e chi chiacchiera. Chi è costretto a confrontarsi giorno dopo giorno con le predazioni dei lupi e la paura dell’orso, decuplicata dopo la tragica morte di Andrea Papi (5 aprile, a Caldes) e chi pontifica, magari dal salotto di casa, su che cosa non devono fare i montanari. Due mondi contrapposti che fino a sabato 20 maggio avevano visto una minoranza chiassosa e provvista di megafono proclamare davanti alla Provincia le regole della convivenza con gli orsi, con i lupi. La maggioranza silenziosa di coloro che subiscono e patiscono le scorribande e le predazioni, zitta a curarsi le ferite.
Ma c’è un momento in cui la misura è colma. E quel momento è arrivato. Certo, se ne stanno occupando esponenti del centro destra che porteranno in trionfo Fugatti e C. alle urne d’autunno. Certo, negli slogan visti e sentiti prevale la pancia.
A chi invoca il trasferimento dei grandi carnivori nei giardini di chi li difende a spada tratta risponde, pacatamente, Roswita Waldener, una signora contadina di montagna che proprio sabato si è vista predare dal lupo una delle due pecore che allietavano il suo maso a Solaiolo alta. Scrive: “Invece di mandare orsi e lupi a casa loro, bisognerebbe portare gli ambientalisti a casa nostra e farli lavorare qui, con noi, per un anno”.
Magari, imparerebbero a convivere con la paura (senza dover chiedere il permesso al WWF e ai suoi cari). I giornali di sabato hanno pubblicato sul tema alcuni interessanti contributi.
Sull’Adige è comparsa una lunga riflessione di Ugo Rossi, già presidente della Provincia autonoma di Trento, crocifisso a suo tempo per la morte di un orso causata da eccesso di sedazione. Rossi rammenta a Fugatti che non serve chiedere a Roma il permesso per togliere di mezzo gli orsi problematici. È già contemplato nella normativa. Nel 2019 la Corte Costituzionale “ha confermato la validità della legge provinciale 9 del 2018 con la quale sono stati affidati al Presidente della Provincia i poteri di cattura e/o abbattimento dei grandi carnivori, quindi di orsi e di lupi, poteri prima in capo solo allo Stato (Ministero dell’ambiente)”.
Pertanto, questo il messaggio, Fugatti ha poco da menare il can (l’orso o il lupo) per l’aia, lamentando di avere le mani legate da Roma. Insomma, se ha voluto la bicicletta è tempo che si metta a pedalare. Del resto è quanto lo hanno sollecitato a fare anche i suoi sodali scesi in piazza, sabato, a Trento.
Più interessante e corposa la riflessione del filosofo e scrittore roveretano Franco Rella (1944), docente all’università di Venezia, pubblicata su IlT-quotidiano: “Il rispetto dovuto agli animali non deve tradursi in una umanizzazione degli animali”. Parla di aberrazione di fronte alla richiesta di una signora che voleva far benedire dal Papa il suo “bambino”, vale a dire il cagnolino che teneva in braccio. E si chiede “se gli animalisti siano sensibili anche alle problematiche che riguardano l’animale uomo”.
La comprensione e la compassione per l’orsa JJ4, catturata e detenuta al Casteller, si estende anche alla pecora della signora Roswita predata dal lupo in val di Fiemme? O ci sono animali di serie A e bestie di serie B? Quanto all’uomo, i suoi problemi, le sue fatiche, la quotidiana esposizione al pericolo, non vanno presi nemmeno in considerazione. La “fattoria degli animali” (G. Orwell, 1945) ha già eletto il suo Napoleon.