La pubblicazione di una vignetta, la caricatura della neosegretaria nazionale del PD, Elly Schlein, ha scatenato nei giorni scorsi una selva di commenti. Chi ritiene che la satira non possa avere steccati, chi invece invoca continenza e senso della misura anche per i vignettisti. Il “Fatto quotidiano” di Marco Travaglio ha trovato sponda nei giornali di destra (perché si tratta della segretaria del PD), mentre la stampa “di sinistra” ha lamentato la lesa maestà. Tuttavia, c’è un particolare punto di osservazione e di vista che spiega bene Renzo Fracalossi:
Non c’è nulla forse di più resistente e cretino del pregiudizio. In questi giorni ed in nome di un senso dell’ironia di dubbio gusto, “Il Fatto quotidiano”, nota testata nazionale, ha pubblicato una grossolana caricatura di Elly Schlein, ovviamente ritratta con una particolare evidenza di alcune sue caratteristiche del volto e della persona. Per carità, nulla di scandaloso. La caricatura ha proprio il compito di mettere in esagerazione tratti e particolarità, allo scopo di suscitare ilarità e divertimento. Esiste però un confine invalicabile per chi è un serio professionista e quel confine è rappresentato dalla cultura e dalla conoscenza. Quella caricatura infatti non si limita a “calcare la mano”, ma richiama troppo esplicitamente alla memoria anche del più distratto osservatore la pesantezza orribile di altre caricature, apparse sulla stampa tedesca prima ed italiana poi poco più di ottant’anni fa, per sbeffeggiare, irridere e soprattutto additare al pubblico disgusto, gli ebrei d’Europa, che stavano entrando nel gorgo della loro distruzione.
Testate come “Der Sturmer” o “Il Tevere” si riempirono facilmente di ritratti caricaturali del prototipo “giudeo”: un enorme naso adunco, grandi orecchie a sventola, fattezze esagerate del viso e del sorriso, occhi strabuzzanti e via elencando, secondo i peggiori cliché del più basso antisemitismo.
Stupisce non poco quindi che un giornale che si definisce democratico, tollerante, progressista ed attento alla lotta contro ogni razzismo possa scadere ad un livello così infimo e tristanzuolo, reso ancor più indigeribile dalla didascalia che accompagna la caricatura e che si sofferma a sottolineare la figura del padre di Elly Schlein, ricordando al lettore che si tratta di “un ebreo ashkenazita americano”. E allora? Cosa c’azzecca? Forse che i due aggettivi aggiungono ulteriore ripulsa verso l’essere ebreo?
Questa non è satira. Questo è pessimo giornalismo, ridotto solo a vuoto ed insensato antisemitismo, di fronte al quale non serve nessuna goffa giustificazione a posteriori, nessuna debole scusa e nessuna inutile spiegazione, perchè non c’è nulla da spiegare. Tutto è oltremodo chiaro, anche al più modesto lettore come il sottoscritto.
Additare una persona allo scherno collettivo solo per le sue origini e le sue fattezze non è ilare, ma è solo razzismo. Nè più, nè meno. Solo stupido razzismo antisemita che cancella in un attimo quel tanto o poco di buono che comunque quel giornale ha fin qui fatto. Cominciò con simili caricature anche allora. Qualcuno rammenta, per caso, gli esiti finali?