Con questa puntata si chiude la carrellata di Renzo Fracalossi su quella immonda stagione della storia che produsse la Shoah e lo sterminio di milioni di esseri umani. Non soltanto ebrei. La “sporca invasione” che da un anno dilania il cuore dell’Europa, l’Ucraina, ripropone immagini di ciò che accadde esattamente ottant’anni fa. Con i nazisti tedeschi spalleggiati dai fascisti italiani che deportarono, imprigionarono e sterminarono uomini e donne, vecchi e bambini “colpevoli” di essere vivi. Di non avere il colore degli occhi o dei capelli, la statura o la tendenza sessuale adeguata alla nazione tedesca. Persa la guerra, i nazisti cercarono rifugio in Sudamerica, attraverso “vie di fuga”, le “rattenlinie”, che passavano anche attraverso la regione Trentino-Alto Adige. Fuggirono alla giustizia per il genocidio con la complicità di pubblici amministratori, di frati e di conventi, di preti e di “buoni cristiani”. Una “sporca storia”, comunque la si legga. Questa ha raccontato, a partire dal mese di settembre 2022 quell’appassionato cultore di storia e di teatro civile che è Renzo Fracalossi, una delle più pregiate e gradite penne di questo foglio liquido.
Quella che abbiamo provato a riassumere, nei limiti imposti dalla semplice attività di divulgazione racchiusa in queste tredici puntate, non è solo una complessa e torbida vicenda nutrita di segreti e zone d’ombra, ma è anche una sporca storia con una morale altrettanto lercia. È una storia nella quale le vittime vengono uccise più e più volte, perdendo la loro partita con la Storia e la Giustizia, mentre i carnefici, gli assassini, i torturatori – ed anche i semplici ed indifferenti spettatori – hanno quasi tutti vinto, ottenendo la possibilità di una vita nuova ed immacolata.
Sotto la larghissima coperta della lotta dell’Occidente contro il bolscevismo, della “guerra fredda” e delle convenienze politiche e scientifiche delle grandi potenze, moltissimi criminali di guerra nazifascisti di varia etnia e provenienza hanno trovato coperture, complicità ed assistenze economiche e materiali passando, nel volgere di breve tempo, da disprezzati e crudeli nemici ad amici preziosi ed indispensabili.
Se già parecchi mesi prima della conclusione del conflitto si sono approntati piani ed avviati delicati contatti segreti per favorire la fuga dei responsabili di massacri, stragi, torture ed uccisioni avvenute un po’ ovunque nei territori occupati dalla Wehrmacht e dai “pretoriani” di Hitler, con la conclusione delle ostilità e la “caduta degli dèi” quei piani trovano, come abbiamo visto, rapida realizzazione, in virtù della convinta – e spesso prezzolata – collaborazione della popolazione tirolese sui due versanti alpini da un lato e per le fasi iniziali e più pericolose della fuga di alcuni livelli non secondari della gerarchia ecclesiastica cattolica e dei Servizi segreti alleati e, in special modo, quelli statunitensi.
Non solo mons. Alois Hudal, rettore della chiesa di Santa Maria dell’Anima a Roma e guida spirituale della comunità cattolica tedesca nell’Italia di quegli anni, ma anche taluni cardinali come il francese Tisserant, l’argentino Caggiano e il genovese Siri, seguiti da un certo numero di prelati come i monsignori Draganovic e Dömöter, i padri Petranovic e Weber e parecchi altri. Il loro apporto è oltremodo prezioso, non solo per le SS, ma anche per i gerarchi fascisti come De Vecchi e Federzoni e per gli “Ustascia” croati di Ante Pavelic, che si sono macchiati di crimini di guerra talmente efferati da suscitare orrore perfino negli stessi nazisti.
Le “Rattenlinien”, coordinate direttamente da organizzazioni naziste come “Die Spinne” e O.D.E.SS.A., si sono essenzialmente sviluppate su tre itinerari principali e sulle loro varianti locali. La prima di queste “vie dei topi” parte da Monaco di Baviera, va ad Innsbruck, risale il passo del Brennero, scende in Alto-Adige/Südtirol ed in Trentino dove, attraverso la valle dell’Adige e le valli Giudicarie arriva in pianura padana e poi a Genova, da dove ci si imbarca infine per il Sudamerica, ma anche per il Libano, la Siria e l’Egitto.
La seconda “Ratlinie” parte anch’essa da Monaco di Baviera e punta verso Salisburgo, da dove devia in direzione di Lienz e quindi in val Pusteria, oltre il confine italiano, per approdare, buon ultimo, nella Spagna franchista.
La terza via da Monaco di Baviera si indirizza a nord-ovest verso Strasburgo e ridiscende poi il corso del Reno fino a Memmingen in Baviera e da lì poi in Svizzera ed infine nei porti italiani.
Altre due “vie dei topi” vengono invece gestite direttamente dalle autorità vaticane che prima abbiamo individuato e seguono una rotta che parte da Roma per la Svizzera, la Francia, la Spagna, Gibilterra, il Marocco ed infine il Sudamerica ed un’altra direttrice che invece, sempre partendo da Roma, dove la Croce Rossa Internazionale facilmente rilascia i suoi “passaporti provvisori”, giunge a Genova, luogo d’imbarco ideale per i già ricordati approdi d’oltre mare.
Uno dei grandi registi delle fughe è il capitano delle SS Carlos Fuldner.
Figlio di immigrati tedeschi, nasce in Argentina nel 1910. All’ età di dodici anni rientra, con la famiglia, a Kassel in Germania e, nel 1932, entra nelle SS. Spia e brillante uomo d’affari, serve con dedizione la causa del III Reich e, con lo scoppio della guerra, viene chiamato come interprete presso il Comando della cosidetta “Divisione Blu”, composta da franchisti anticomunisti che si battono a fianco dei tedeschi in oriente. Nel 1944 diventa capitano e, nei primi giorni del 1945, viene inviato a Madrid con lo scopo di predisporre il possibile per le fughe dei criminali di guerra nazisti. Nel 1947 è iscritto nell’elenco dei 104 agenti nazisti ricercati dagli Alleati, ma lui vive protetto in Spagna e continua ad occuparsi di aiutare i propri commilitoni in fuga. L’anno seguente rientra in Argentina e viene destinato a ruoli diplomatici, diventando in breve il responsabile dell’immigrazione europea in Argentina, attraverso i due Centri di Berna e Genova. Fuldner è però anche un agente dei Servizi di Informazione della “Casa Rosada”, ovvero della presidenza della Repubblica che è in mano a Juan Domingo Peron. Nel 1950, fonda la “CAPRI – Fuldner y Cia”, cioè una azienda produttrice di manufatti industriali per le centrali idroelettriche ed è proprio in questa ditta che, appena giunto in Argentina, trova lavoro anche Adolf Eichmann. Insieme a Rudolf Freude, consigliere di Peron e direttore del Servizio Informazioni federale, Fuldner è, senza dubbio, uno dei protagonisti delle rocambolesche fughe in Sudamerica dei nazisti e dei loro sodali. Muore indisturbato a Madrid nel 1992.
Fuldner, Hudal, Draganovic, Petranovic ed altri sono i protagonisti più noti delle “Rattenlinien”, ma molti altri, fra i quali tanti sudtirolesi, sono stati parimenti responsabili della fuga nazista verso approdi sicuri ed è proprio questa vasta ed inesplorata rete di complicità, silenzi e correità che rende l’intera vicenda delle “vie dei topi” una storia veramente sporca.
Raccontarla non è facile, ma necessario, affinché sia noto a tutti e così divenga più difficile ripetere e ripercorrere ancora quelle “vie” o consimili percorsi, favorendo altre fughe, altre sparizioni ed altre nuove vite per coloro che, dopo essersi macchiati di crimini contro l’umanità in ossequio a qualunque ideologia di morte, vogliono sottrarsi alla Giustizia degli uomini.
(13 – Fine; le precedenti puntate sono state immesse in rete: 1, 11, 17, 25, 30 settembre; 8 e 15 ottobre; 2, 14, 20 e 30 novembre; 14 dicembre 2022)