Ogni anno, a partire dal 2002, il “Centro Simon Wiesenthal” compila una lista dei più importanti criminali nazifascisti ancora in libertà. Il “Centro”, fondato nel 1977 con sede a Los Angeles, in California, è una O.N.G. che raccoglie l’eredità del “Centro di Documentazione Ebraica” di Vienna, guidato, fino alla sua morte, da Simon Wiesenthal (1908-2005), il noto “cacciatore” di criminali nazisti. Fino ad oggi, il “Centro” ha portato al ritrovamento e alla condanna di oltre cento “reduci” del nazifascismo europeo, mentre sono quasi quattromila le indagini ancora in corso.
Si tratta di un lavoro complesso e monumentale, solo pensando che alla fine del conflitto gli Alleati hanno stilato una lista di oltre settantamila ricercati, dei quali, a tutt’oggi, solo una minima parte è stata rintracciata e processata. Tutto il resto è avvolto in una nebbia che sarà sempre più difficile squarciare: per lo scorrere del tempo, ma anche perché, fino a questo momento, non è stato possibile stabilire con certezza il luogo e la data della morte nemmeno di coloro che sono riusciti a fuggire o a far perdere le proprie tracce.
La caccia ai nazisti fuggiti soprattutto attraverso le “Rattenlinien” dell’Alto Adige/Südtirol si è concentrata, nell’ultimo ventennio, su elementi di “secondo piano”, cioè su figure che inizialmente non sono apparse rilevanti nella definizione dei crimini della Shoah e dell’Olocausto, ma che in realtà hanno poi rivelato inattesi profili criminali. Eccone alcuni esempi.
Helma Kissner, nata nel 1923, fra l’aprile e il luglio 1944 lavora ad Auschwitz come operatrice radio ed in quelle circostanze pare abbia partecipato al massacro di oltre 260 mila persone. Fugge attraverso una “Ratlinie” e scompare in Argentina. Rintracciata nei primi anni 2000, viene rinviata a giudizio. Il suo processo è stato fissato a Kiel nell’anno 2016, ma la Corte si è dichiarata incompetente a giudicare il caso e l’imputata sparisce nuovamente nel nulla.
Hubert Zafke, nato nel 1921, lavora come medico ad Auschwitz fra l’agosto del 1943 e il settembre 1944. Davanti a lui sfilano le colonne dei deportati che egli, insieme ad altri, destina alle camere a gas. A guerra finita fugge probabilmente in Alto-Adige, per poi rientrare in Germania e riprendere l’attività di medico. A suo carico, nel 2016, viene aperto un processo a Neubrandenburg ma l’imputato, afflitto dal morbo di Alzheimer, è dichiarato inadatto a essere giudicato.
Johann Robert Riss, nato nel 1922, sottufficiale della Wehrmacht è accusato di aver partecipato alla strage di Padule di Fucecchio (23 agosto 1944) in provincia di Pistoia. Ci furono 174 assassinati, fra i quali 62 donne e 8 bambini. Fuggito in Tirolo nei primi mesi di guerra, rientra poi in Germania dove vive indisturbato fino al 2011 quando il Tribunale militare di Roma lo ha condannato in contumacia all’ergastolo, chiedendo al governo tedesco l’estradizione ed un risarcimento per i parenti delle vittime, pari a 14 milioni di euro: la Germania respinge tutte le richieste e Riss morirà libero.
Algimantas Mykolas Dailide, nato nel 1921, è un componente della “Saugumas”, la Polizia segreta lituana paragonabile alla Gestapo, che a Vilna arresta ebrei e polacchi, consegnati poi ai nazisti per essere uccisi. Alla fine della guerra, con una fuga rocambolesca, arriva a Vipiteno e qui viene aiutato, probabilmente dagli americani oltreché dai sudtirolesi, a raggiungere Genova. Si imbarca per gli Stati Uniti dove ottiene in breve la cittadinanza. Scoperto nel 2004, viene espulso e gli è revocata la cittadinanza. Trova così rifugio in Germania, a Kirchberg, e qui viene rintracciato dall’inviato del quotidiano israeliano “Haaretz”. Nel frattempo, un tribunale lituano lo ha condannato all’ergastolo per reiterati crimini di guerra, ma una sentenza in appello ha ritenuto le sue condizioni di salute non idonee a fargli scontare la pena.
Infine, Gerhard Sommer, nato nel 1921, ufficiale assegnato alla 16.ma SS-Panzergranadier Division “Reichsfürer” che è la protagonista della strage di Sant’Anna di Stazzema (12 agosto 1944), in provincia di Lucca, dove vengono uccise 560 persone inermi: la vittima più giovane, Anna Pardini, ha solo venti giorni. Il 19 agosto 1944, per la sua partecipazione attiva alla rappresaglia, il tenente Sommer riceve la Croce di Ferro di 1.a Classe. Finita la guerra, trova asilo per un periodo come bracciante agricolo, pare nella Stubaital e poi nel Sudtirolo per poi rientrare in Germania e riprendere una normale esistenza. Il 22 giugno 2005 viene giudicato colpevole dal Tribunale di La Spezia per “continuo omicidio con speciale crudeltà” e condannato all’ergastolo. Fa appello, ma il Tribunale militare di Roma conferma la sentenza e chiede l’estradizione che viene negata per le condizioni di salute dell’imputato il quale, dal 2015, è ospite in una casa di riposo di Amburgo. Muore nel 2019.
Un po’ ovunque ormai si tende a dimenticare e a chiudere le buie pagine dei crimini nazisti, giustificando tale decisione con la progressiva scomparsa dei ricercati. In Austria e in Ucraina molti colpevoli vivono in libertà, ancora coperti da precise volontà politiche. Nei Paesi scandinavi le indagini sono state archiviate per sopravvenuta prescrizione dei reati. In Francia, la tendenza è quella di non rivangare un passato pericoloso, soprattutto perché capace di portare in superficie i molti lati oscuri del collaborazionismo di Vichy (il governo insediato dal 1940 al 1944 nella Francia occupata dai nazisti), mentre la Germania, nonostante i lodevoli sforzi delle Procure di Dortmund e di Ludwigsburg, per citare le principali fonti dell’accusa, si rifiuta spesso di estradare all’estero – e soprattutto in Italia – i criminali più volte condannati dai tribunali.
Nel 1962, una Corte d’Appello tedesca stabilisce, con propria sentenza, che chi ha agito sotto l’influenza della propaganda di regime o in esecuzione di ordini dell’autorità militare non può essere passibile di condanna per omicidio, nemmeno se si è reso colpevole del massacro di un intero villaggio.
Ad ogni buon conto, il “Centro Wiesenthal” continua il suo certosino lavoro di ricerca, scavando anche dentro le varie “Rattenlinien”, nella convinzione che comunque il male vada perseguito. L’elenco dei criminali più ricercati è stato redatto nell’anno 2015 e qui spiccano i nomi di: Gerhard Sommer; Vladimir Katriuk; Alfred Stark; Johann Robert Riss; Oskar Grönig; Algimantas Dailide, Helmuth Oberlander.
L’ attuale direttore del “Centro”, Ephraim Zuroff, con il tipico umorismo ebraico afferma di essere “l’unico ebreo al mondo che prega perché i nazisti si mantengano in buona salute”. Solo così si possono portare davanti alla giustizia degli uomini, come monito e come terribile esempio di dove può condurre l’odio e la pedissequa e acritica obbedienza agli ordini più insensati e criminali.
(12 – continua; le precedenti puntate sono state immesse in rete: 1, 11, 17, 25, 30 settembre; 8 e 15 ottobre; 2, 14, 20 e 30 novembre 2022)