Strappi e “sbrèghi” in casa delle “Stelle alpine”. Il prof. Luigi Panizza ha restituito la carica di presidente onorario del PATT perché, probabilmente, non considera più un onore farne parte. Visto l’andazzo. Sono seguite: la consegna delle chiavi da parte del coordinatore autonomista della Val di Sole, Gianluca Zambelli e altri iscritti (una quindicina) hanno fatto “ciao, ciao” con la manina e hanno cambiato vagone. Sono saliti cioè sulla locomotiva condotta da Michele Dallapiccola e Paola Demagri, lasciando Franco Panizza (presidente) e Simone Marchiori (segretario) a passare il pannolone nelle stanze vuote. Nell’abbraccio con il centrodestra, in prospettiva elettorale d’autunno per le elezioni provinciali, la coppia Panizza-Marchiori rischia di essere strangolata e digerita dal pitone padano. Ma ecco nel merito, la sapida nota del Golem:
Fierezza e dignità sono parole d’altre epoche. Vocaboli che raccontano di tempi e comportamenti lontani. La decisione, che immaginiamo dolorosa e non facile, dell’ottantacinquenne Luigi Panizza rientra in queste categorie. In nome dei suoi saldi ideali e di una indiscutibile coerenza, il prof. Luigi Panizza ha deciso di abbandonare coloro che hanno scelto di non scegliere. Non lo ha fatto per convenienza, per carriera, per protagonismo o per qualche riga sui giornali. Lo ha fatto, crediamo, per rispetto di sé stesso e per quel senso del dovere che appartiene a pochi. Sempre più pochi. “Chapeau!”
Per il resto, la telenovela autonomista è solo un film già visto.
1.a puntata. Stelle alpine. Anni ‘80: frattura fra il pruneriano P.P.T.T.-U.E., popolare e attento alle periferie e la U.A.T.T., di tretteriana memoria, più salottiera ed affamata di potere. È la stagione delle liti, delle sostituzioni delle serrature, dei rancori mai sopiti, ma anche del rampantismo di qualche emergente che prova ad oscurare i Fedel, i Casagrande e la tradizione più ruspante. Una lunga battaglia e poi la riunificazione dentro il nuovo P.A.T.T. Ma non dura a lungo.
2.a puntata. Genziane. Meno di vent’anni dopo, lo schema si ripropone. Una nuova rottura interna fra la coerenza con gli impegni assunti per la costruzione di una solida maggioranza provinciale e l’opportunismo di chi ancora sceglie di non scegliere. Lo scenario è sempre botanico e costellato di folklore e personaggi originali. Poi un lungo, quanto sterile, processo di riunificazione. Ma non dura a lungo.
3.a puntata. Son finiti i fiori. La mancanza di una chiara linea politica e di una identità omogenea, produce altri effetti. Nuove frizioni che moltiplicano, per spore, i movimenti “autenticamente autonomisti”. Ognuno “pù de coram” dell’altro. Nasce infine la “Casa autonomista.eu”. Una certa assonanza con la “Cosa” della Sinistra degli anni ‘90, ma le similitudini finiscono lì. Prevale il richiamo alla cultura autonomista, in contrapposizione alle stagioni degli interessi non proprio nobilissimi e delle aspirazioni più incredibili. E la telenovela continua., senza che si accorga come, dietro tutto questo agitarsi floreale, sembra di intravvedere il “caro, vecchio scudocrociato”: quello doroteo prima e quello grisentiano adesso. O no? Miserie umane, sopra alle quali però si staglia la figura del prof. Luigi Panizza che dimostra a tutti – e soprattutto al sempreverde e onnipresente suo omonimo – di essere un “hombre vertical”. Una consolazione o una speranza?
Il Golem