Un passato di verdura (piselli) contro un’opera d’arte, gesto scriteriato fatto passare quale “amore viscerale per la vita”, ripropone la solitudine, non solo culturale, di una generazione (l’ultima?) che abbiamo allevato. Quel passato (di verdura) che schizza e chiazza un dipinto (protetto da un vetro) racconta di cervelli schizzati, di una scuola che non prepara alla vita, di una famiglia che, data la vita, se ne disinteressa.
“Un grido disperato e scientificamente fondato, che non può intendersi come semplice vandalismo, ma come manifestazione di un amore viscerale per la vita e l’arte.” Così hanno commentato il proprio gesto tre ragazze, attiviste dell’organizzazione ultrambientalista “Ultima Generazione”, dopo aver lanciato una passata di piselli sul quadro “Il Seminatore” di Vincent Van Gogh, in mostra a palazzo Bonaparte a Roma. Il quadro, sotto vetro, pare non abbia subito danni, ma rimane incomprensibile il senso del gesto in sé. Purtroppo non è il primo e forse non sarà l’ultimo.
Quella tela, dipinta nel 1888, ha superato indenne almeno due guerre mondiali, la contestazione politica del Sessantotto, il terrorismo e il radicalismo religioso, ovvero ben altre intolleranze e violenze, per poi trovarsi imbrattata da una volgare passata di piselli di tre fanatiche, incapaci di distinguere la protesta dalla stupidità. Il gesto è talmente miserabile che non meriterebbe nessun commento, se non fosse per la dimostrazione plateale di un fallimento, quello cioè di chi non è stato in grado di insegnare alle giovani generazioni il valore vero dell’arte e della bellezza, il loro senso, la loro funzione e la differenza fra un atto rivoluzionario ed una cretinata.
Non si difendono le proprie idee ed i propri valori, colpendo quelli altrui. Il fanatismo, qualunque sia la sua matrice, è anzitutto e sempre abdicazione dell’intelligenza e della cultura; è urlo della miseria intellettuale ed è, in questo caso, atto prodromico a quell’odio insensato contro l’arte, del quale già i talebani si sono fatti interpreti distruggendo opere millenarie, in nome di una distorta e falsa idea di fede.
Qualcuno vuole prendersi, per favore, la briga di spiegare a queste giovani ed a tutti i loro coetanei, che si ritengono novelli Robespierre dopo aver tirato un vasetto di passata su di una indifesa opera d’arte universale, che la rivoluzione è ben altra sfida; è coraggio e consapevolezza; è sogno e speranza, ma anche ammissione dei propri errori, mentre queste vuote esibizioni del nulla vivono solo del dialogo fra sorde ed inconciliabili contrapposizioni.
Io sono un normale cittadino. Non ho presunzione alcuna di insegnare nulla a nessuno, perché non so nulla. Sono semplicemente un individuo che impara ogni giorno e prova piacere nel perdersi dentro la magia di un quadro, senza ambizioni di capire, comprendere, interpretare, attribuire significati e quant’altro. Ammiro un quadro e ne traggo piacere. Tutto qui. Ecco perché quel gesto mi sembra una solenne idiozia e non credo possa mutare la siccità in Africa o il riscaldamento globale. Un’idiozia è solo e soltanto un’idiozia.
“Ultima Generazione”, se non vuole essere veramente l’ultima, forse deve sforzarsi di capire che “l’amore viscerale per la vita e l’arte” transita sul difficile terreno dell’intelligenza e della costante ricerca del confronto, anziché sulla bollitura di pochi piselli verdi, come il colore dell’immaturità di chi li lancia contro un quadro.