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    La via dei topi

    8 – La zecca clandestina dei nazisti

    Renzo FracalossiBy Renzo Fracalossi2 Novembre 2022Nessun commento7 Minuti di lettura
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    Poco sopra il signorile quartiere di Maia Alta, a Merano, emergono dai rigogliosi vigneti due manieri di epoca medioevale: Castel Labers e Castel Rametz. Si tratta di imponenti costruzioni che, dopo la resa italiana dell’8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca della penisola, sono requisite dalle autorità tedesche. Non per fornire alloggi a ufficiali e servizi amministrativi militari, ma per sistemare in quelle strutture un’operazione segretissima e ritenuta addirittura “miracolosa” per la sconfitta angloamericana.

    Quell’operazione è nota con il nome in codice di “Aktion Bernhard” – “Operazione Bernhard”. Si tratta di un brillante progetto ideato dal capitano delle SS Bernhard Krüger, già esperto nella falsificazione di passaporti, il quale propone di falsificare, produrre su larga scala e quindi inondare i mercati finanziari mondiali di valuta inglese e americana falsa. A questo scopo saranno utilizzati i migliori falsari europei a disposizione perché detenuti nei Campi di concentramento nazisti. Ottenuta l’entusiastica approvazione di Himmler e dei vertici nazisti, Krüger recluta ben 142 falsari, in prevalenza ebrei, prelevandoli dal Campo di Sachsenhausen e obbligandoli a lavorare in cambio della promessa di aver salva la vita. L’obiettivo è quello di suscitare il caos e destabilizzare le economie alleate. In realtà, il denaro falso viene utilizzato per pagare armi di fabbricazione estera, materie prime, le spie e i collaborazionisti delle SS.

    Una prima fase è tutta centrata sui segreti della falsificazione: dalla carta, usata per le banconote inglesi, ai blocchi di incisione identici a quelli originali e alla ricostruzione dell’algoritmo usato per la creazione del codice seriale alfa-numerico su ciascuna banconota. Nell’estate del 1943, l’Operazione Bernhard si sviluppa a pieno regime, avendo superato brillantemente una serie di test effettuati presso banche svizzere e tedesche. Le sterline false sono “vere” e reggono all’esame più attento del sistema bancario. Si tratta solo di immetterle nei mercati finanziari.

    Mentre Krüger dirige la produzione, le SS individuano in Friederich Schwend, astuto uomo d’affari svevo, la figura più adatta alla diffusione mondiale del denaro contraffatto. Già collaboratore dei Servizi segreti nazisti, è dapprima incaricato di trovare i conti bancari nascosti all’estero dagli ebrei Con ottimi risultati, par di capire, al punto che Wilhelm Höttl, maggiore delle SS e uomo di fiducia di Kaltenbrunner, propone appunto Schwend quale responsabile di un gruppo addetto a diffondere ovunque il denaro falso.

    Schwend è un uomo meticoloso e preciso: assieme alle banconote false acquista oro, diamanti, materiali grezzi, prodotti finiti, sete, profumi costosi e ogni genere di lusso. Non contento, mette a disposizione delle SS tutta la sua vasta esperienza in materia di finanza internazionale. Non basta. Con queste sterline false le SS pagano anche una delle loro migliori spie: l’albanese Elyesa Bazna, nome in codice Cicero. Si tratta del cameriere privato dell’ambasciatore inglese in Turchia, Sir Hugh Knachtbull-Hugessen, il quale, per molti mesi, fotografa i documenti riservati dell’ambasciata e li trasmette all’ “Abwehr”, il Serivzio segreto militare tedesco.

    Alla fine dell’estate 1944, con il progredire dell’avanzata alleata e russa verso il cuore della Germania, tutta l’Operazione Bernhard deve essere posta al sicuro. Le banconote false possono servire anche per favorire la salvezza di molti, di fronte all’imminente crollo. Pertanto, a Berlino, si decide di trasferire tutto a Merano, nei due castelli Labers e Rametz, sotto la supervisione di Schwend. Il posto è tranquillo e sicuro e il lavoro può procedere nella massima segretezza: la copertura è quella di “Stato maggiore del IV Corpo corazzato”.

    Schwend ha libertà assoluta di gestire gli affari e l’unico, oltre a lui, in grado di sapere cosa sta succedendo è Kaltenbrunner. Con le sterline false quindi l’uomo d’affari compra case, barche, quote di aziende e soprattutto corrompe. Corrompe tutto e tutti, creando in breve una fitta rete, con molte basi in Sudtirolo e in Italia e con agenti di collegamento operativi un po’ ovunque lungo la penisola italiana. Fra costoro anche Alberto Crastan, ufficiale consolare svizzero e proprietario di Castel Rametz. 

    Vi risiede garantendo così una sorta di “protezione consolare” dell’immobile e a quanto in esso si svolge, mentre Schwend risiede stabilmente a Castel Labers con la famiglia ed il cognato Hans Neuhold, controllando in tal modo ogni aspetto dell’intera vicenda.

    La struttura meranese dell’Operazione Bernhard continua a crescere, al punto che, nelle vicinanze dell’ippodromo meranese, vengono requisiti e messi a disposizione di Schwend tre grandi magazzini nei quali le banconote vengono trasportate ogni mese e da lì smistate sui mercati danesi, francesi ed olandesi avvalendosi spesso di insospettabili rimorchi per i cavalli da corsa che transitano attraverso la Svizzera.

    Con gli ultimi mesi di guerra, Schwend ed i suoi collaboratori si preparano a salvarsi, offrendo aiuti e fondi alle varie “Rattenlinien” e creando apposite vie di fuga sicure, ma anche aprendo conti presso banche del Principato del Lichtenstein, allo scopo di garantirsi il dopoguerra. Le cave di marmo di Lasa, alcune gallerie in Val Venosta, l’hotel Paradiso in Val Martello, il castello di Dornsberg a Naturno e Villa Rheingold a Resia sono i punti focali della “Ratlinie” di Schwend. Ma non solo. Egli nasconde oro nella Kaunertal, sul versante austriaco e presso amici in Baviera, ma soprattutto in Svizzera, sempre pronta a ricevere capitali e gioielli nelle sue ospitali banche.

    Quasi tutti i membri dell’Operazione Bernhard, alla fine della guerra, riescono a riciclarsi nei Servizi segreti occidentali, collaborando soprattutto con il controspionaggio americano o spacciandosi per personale della sede di Merano della Croce Rossa Internazionale. In tale veste riescono a procurare centinaia di documenti utili all’espatrio di SS e criminali di guerra in fuga.

    Ma ciò che più stupisce è come la struttura dell’Operazione Bernhard non serve solo a favorire e finanziare la fuga dei nazisti e dei loro complici, ma anche degli… ebrei, reduci dai Campi di concentramento e sterminio. Merano ha le caratteristiche ideali: è vicina al confine svizzero da un lato e permette di raggiungere facilmente Genova, passando per il passo delle Palade, le Valli di Non e di Sole, le Giudicarie e, da lì, la pianura padana e i porti italiani. Nella zona del meranese inoltre, agiscono alcuni gruppi clandestini di assistenza ebraica che provano a facilitare le rotte segrete verso la Palestina dei sopravvissuti alla Shoah. È un’organizzazione funzionante e precisa, che possiede e gestisce siti ed appartamenti e fra questi perfino alcuni spazi nelle strutture di Castel Labers e Castel Rametz, che diventano così luoghi di “smistamento” doppi: da un lato i nazisti e dall’altro gli ebrei. Quasi mai i due gruppi si incrociano, ma Schwend – e con lui gli uomini dell’Operazione Bernhard – si accredita nel dopoguerra come “salvatore e finanziatore” di tutti, cercando di lucrare il più possibile.

    L’altro protagonista di questa incredibile vicenda, il maggiore SS Krüger, alla fine della guerra sconta due anni di prigionia inglese e poi torna in Germania dove subisce un processo di denazificazione, trovando assistenza ed aiuto processuale paradossalmente nel gruppo dei prigionieri-falsari di Sachesenhausen che, con la loro testimonianza, contribuiscono alla sua assoluzione. Per un gioco del destino, Krüger trova poi lavoro nella stessa fabbrica che ha prodotto la carta speciale per le sterline false. Muore ad Amburgo nel 1989.

    Nelle ultime settimane del conflitto, grandi quantità di sterline e dollari falsi scompaiono, dentro enormi casse impermeabili, nelle profonde ed impenetrabili acque del Töplitz See nelle Alpi austriache del Salzkammergut. Molti tentano poi di recuperarle, ma probabilmente invano. Parecchi omicidi insoluti segnano infine quella zona nei primi anni dopo il conflitto, fino a quando le sterline dell’Operazione Bernhard diventano più una leggenda che una realtà.

    (8 – continua; le precedenti puntate sono state immesse in rete il 1, 11, 17, 25, 30 settembre; 8 e 15 ottobre 2022) 

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    Renzo Fracalossi

    Renzo Fracalossi, è nato a Rovereto il 5 luglio 1961. Risiede a Trento dove, dopo gli studi umanistici, lavora nella pubblica Amministrazione. Presiede l'associazione culturale "Club Armonia"; è componente della "Società di Studi Trentini di Scienze storiche" e della S.O.S.A.T. Ricercatore e divulgatore, si occupa da decenni di approfondire e narrare l'antisemitismo e con esso la Shoah e di indagare la storia locale. Collabora con università e centri di ricerca europei su tali questioni ed ha all'attivo alcune pubblicazioni e contributi. È autore teatrale, iscritto alla S.I.A.E., con testi rappresentati in sede locale e nazionale.

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