Sotto l’acronimo di O.D.E.SS.A si cela una fantomatica “Organisation Der Ehemaligen SS-Angehöringen” (Organizzazione degli ex membri delle SS), ovvero una sorta di rete di gerarchi, ufficiali, soldati e criminali di guerra nazisti in fuga, per sottrarsi alla giustizia dei Paesi occupati dai tedeschi e ai processi promossi degli Alleati nell’immediato dopoguerra.
In realtà, il concetto stesso e i fini di O.D.E.SS.A. vengono alla luce della cronaca nel 1972, con la pubblicazione di un romanzo dell’autore inglese Frederick Forsyth, portato sul grande schermo dal regista Ronald Neame due anni dopo.
Sull’esistenza o meno di questa struttura il dibattito fra gli storici è ancora aperto. Pur se nessuno nega, come già abbiamo visto, l’esistenza di reti, anche parallele fra loro, di assistenza ai nazisti che scappano dall’Europa e con destinazione l’ospitale America latina, non si sono mai trovate prove certe e definitive sull’esistenza o meno di un’unica struttura di coordinamento, appunto O.D.E.SS.A., capace di organizzare i meccanismi di fuga e di tessere relazioni con i Servizi segreti alleati – e soprattutto americani – per convertire ex agenti tedeschi in nuove spie contro il “pericolo comunista”.
Secondo alcune ricostruzioni, peraltro abbastanza credibili e delle quali esiste qualche minima documentazione, O.D.E.SS.A. sembra nascere ancora il 10 agosto 1944, quando in una villa, chiamata “Maison Rouge” (Casa rossa) in Place Klèber a Strasburgo, settantasette fra alti gerarchi, ufficiali, banchieri ed imprenditori nazisti, che ormai non si fanno più alcuna illusione sul futuro del “Reich millenario”, si riuniscono per trovare insieme una soluzione d’emergenza. In caso di una probabile sconfitta, avrebbe dovuto assicurare la sopravvivenza all’estero di gerarchi e funzionari del regime e, allo stesso tempo, garantire la messa al sicuro degli ingenti capitali finanziari e materiali delle maggiori industrie tedesche. All’incontro presenziano numerosi rappresentanti delle grandi imprese: Krupp, Messerschmitt, Thyssen, Bussing, Rheinmetall, Bosch, AEG, Mercedes-Benz, Siemens, Volkswagen, IG Farben e Röchling
Consapevoli dell’alto rischio di essere condannati a morte o, quanto meno, espropriati dei loro beni, tutti convengono su un accordo reciprocamente vantaggioso: gli imprenditori forniscono i mezzi finanziari ai gerarchi, i quali si impegnano a custodire e gestire i capitali degli stessi imprenditori trasferiti all’estero. In altre parole, i nazisti favoriscono la fuoriuscita di ingenti capitali tedeschi verso banche estere “amiche”, in cambio della nomina in compiti di dirigenza tecnica delle filiali estere delle grandi ditte tedesche.
Pertanto, sulla base di tale accordo, enormi somme di denaro vengono molto rapidamente depositate su conti esteri in Spagna, Svizzera, Turchia e soprattutto Paraguay e Argentina. Una prima inchiesta americana, già nel 1946, rivela come l’ammontare complessivo e verificato del denaro trasferito all’estero dai vertici del III Reich sia pari a circa 14.883.162 di dollari; 465.000 sterline e fondi azionari equivalenti a altre 600.000 sterline.
Con tali capitali vengono create società commerciali e filiali dei grandi gruppi industriali tedeschi. Secondo un rapporto (1947) del Dipartimento del Tesoro statunitense sono circa 750 le imprese all’estero finanziate dagli industriali tedeschi: 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 214 in Svizzera, 98 in Argentina ed il resto in varie altre nazioni.
Nei primi periodi del dopoguerra, gli americani non vanno molto per il sottile. I controlli sui tedeschi che lavorano per loro sono molto blandi e così, molti fuggitivi vengono impiegati come autisti per l’esercito americano di stanza in Germania. Si tratta di un modo sicuro per passare, senza intoppi, il confine austro-tedesco sia nei pressi di Salisburgo, come al Brennero, al passo Resia o in Val Pusteria. Sono queste le premesse organizzative di O.D.E.SS.A. che si struttura rapidamente in un reticolo che prevede particolari percorsi di fuga sicura segnati, ogni cinquanta chilometri, da una “Anlaufstelle” (Centro di ricezione) di O.D.E.SS.A. Tale centro è gestito da un massimo di cinque persone fidate e che conoscono solo le due “Anlaufstelle” che precedono e seguono la propria. È così che si arriva facilmente in Italia, ma anche a Bregenz e Lindau da dove è molto agevole entrare in Svizzera e da lì volare in Medio oriente o in America latina. In tale contesto sono inserite le “Rattenlinien” che scendono dal confine alpino e che, imboccando la “via dei monasteri”, conducono ai porti italiani. Qui i fuggitivi trovano titoli di viaggio della Croce Rossa Internazionale e passaporti compiacenti, rilasciati dalle ambasciate: spagnola, egiziana, siriana e dei Paesi sudamericani.
Sotto la copertura degli “aiuti umanitari”, inoltre, si raccolgono fondi, si stabiliscono contatti protetti fra vecchi camerati e, lo si è già visto, si contrabbandano oltre i confini lettere, documenti e soprattutto persone. I ricercati, segnatamente il “duce” croato Ante Pavelic o Aribert Heim, medico dei Campi di concentramento e di sterminio e molti altri criminali di guerra, riescono quindi a far perdere le loro tracce grazie a reti come O.D.E.SS.A e non solo.
“Die Stille Hilfe für die Kriesggefangene und Internierte” (Assistenza silenziosa ai prigionieri di guerra ed agli internati) è un’altra rete di soccorso che opera segretamente fin dal 1946, aiutando molte fughe all’estero. Nel 1951 diventa pubblica, iscrivendosi nel registro delle associazioni della città di Wolfratshausen in Baviera. Da quel momento opera “alla luce del sole”, sostenendo il suo ruolo di solidarietà cristiana, di servizio sociale e di assistenza ai detenuti nelle carceri tedesche per reati politici, di opinione e di guerra. Se fin dal suo esordio la “Stille Hilfe” è presieduta dalla principessa Helene Elisabeth von Insenburg ed annovera fra i suoi fondatori illustri rappresentanti del cattolicesimo tedesco (Johannes Neuhäusler, già vittima dei nazisti e Theophil Worm), accoglie anche alti ufficiali SS come Wilhelm Spenger e, soprattutto, Heinrich Malz, già consigliere personale di Ernst Kaltenbrunner, responsabile dell’R.S.H.A. (Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich).
“Stille Hilfe” vive di cospicui fondi, frutto di lasciti, eredità, ma anche provenienti da fonti oscure ed occulte e con quel denaro riesce a pagare soprattutto l’assistenza legale, negli anni, ad imputati come Klaus Barbie, Johannes Schwammberger ed Erich Priebke, fornendo anche aiuto alle famiglie dei condannati e sostenendo eventuali disoccupati in cerca di impiego. Se questo è il lavoro associativo più evidente, per decenni “Stille Hilfe” intrattiene però anche rapporti segreti con il movimento revisionista e con coloro che si battono contro la “Auschwitzlüge” (la menzogna di Auschwitz), avendo come punto di riferimento Gudrun Burwitz, nata Himmler. Si tratta della figlia del Reichsführer delle SS Heinrich Himmler che si è sempre battuta per i “vecchi camerati” come nel caso di Anton Malloth, già supervisiore del Campo di concentramento di Theresienstadt, fugge alla fine del conflitto e, dopo aver superato il confine a Resia con l’aiuto probabile di O.D.E.SS.A., per oltre quarant’anni vive indisturbato a Merano. Condannato nel 2001 dal tribunale distrettuale di Monaco di Baviera per omicidio e pluri-omicidio, Malloth può contare sull’assistenza e la vicinanza concreta di “Stille Hilfe” e soprattutto di Gudrun Himmler Burwitz. Oggi l’organizzazione è ancora operativa in Germania.
Infine, “Die Spinne” (il Ragno). Inizialmente concepita da Reinhard Gehlen e da Otto Skorzeny, quest’organizzazione nasce esclusivamente per assistere i nazisti in fuga ed ha il suo centro di coordinamento a Madrid, nella più che ospitale Spagna del generalissimo Francisco Franco, mentre il suo “quartier generale operativo” è a Gmunden in Austria. Fra i suoi fondatori, l’avv. Hans Globke, l’autore materiale delle leggi razziali naziste che, nel dopoguerra, diviene direttore della Cancelleria federale e consigliere per la sicurezza del Cancelliere Konrad Adenauer.
“Die Spinne”, dopo aver favorito una grande fuga in massa di nazisti dal carcere di Memmingen in Baviera ed essersi specializzata nelle “Rattenlinien”, con lo scorrere del tempo tende a trasformarsi in una sorta di “Internazionale fascista”, finanziata soprattutto dall’imprenditore Alfred Krupp, dell’omonimo gruppo industriale che, durante il regime, ha controllato ed usato ben 138 Campi e Sottocampi di concentramento e di lavoro coatto. Krupp è legatissimo a Skorzeny, al punto che negli anni Cinquanta quest’ultimo diventa il suo rappresentante per l’America latina ed è forse attraverso lui che l’organizzazione riesce a far fuggire Mengele e a trovare un’occupazione ad Eichmann a Buenos Aires.
O.D.E.SS.A. ma anche altri, in un processo di complicità ed aiuti che forse non verrà mai del tutto alla luce, ma che del confine alpino sudtirolese ha fatto il luogo delle sue “fortune”.
(7 – Continua; le precedenti puntate sono state immesse in rete il 1, 11, 17, 25, 30 settembre e 8 ottobre 2022)