Artisti in vetrina nel finesettimana in val di Cembra, segnatamente a Sevignano, per il quinto simposio del béghel, manifestazione che ha richiamato migliaia di visitatori nel piccolo villaggio della sponda sinistra dell’Avisio.
Il gufo e la civetta hanno fatto festa per tre giorni a Sevignano, antico villaggio della val di Cembra, fino al 1928 comune autonomo anche in virtù della sua antica dipendenza dal Capitolo della Cattedrale di Trento. Con Montevaccino e Sover fu territorio che doveva assicurare le decime ai canonici tridentini, mentre gli altri villaggi della valle erano soggetti a giurisdizioni diverse: da Königsberg agli Appiano, dai Rottemburg agli a Prato.
Ebbene, l’orgoglio e l’indipendenza crearono nei secoli gelosie e contrasti anche fra popolazioni vicine. Gli abitanti di Sevignano erano chiamati spregiativamente “bègheli”, gufi, rapaci notturni.
Nel villaggio di epoca romana, dove furono trovate negli anni Sessanta tombe e suppellettili del primo secolo, quel soprannome di comunità fu vissuto a lungo come stigma, usato come arma impropria di offesa. Finché Luca Gottardi, un giovane ingegnere col pallino per la storia e le tradizioni locali, qualche anno fa non decise di rovesciare la clessidra e trasformare ciò che era considerato insulto in un’opportunità e in un brand. Orgoglio di comunità.
Nel fine settimana di fine giugno, e dopo la forzata pausa per la pandemia, il simposio del béghel di Sevignano ha richiamato qualche migliaio di visitatori. Negli avvolti delle vecchie abitazioni, quindici artisti (pittori, scultori, manipolatori del ferro battuto) sotto la direzione artistica di Egidio Petri, hanno modellato e rifinito altrettante opere con il béghel protagonista. Serviranno a colmare un altro frammento perché nelle intenzioni del comitato promotore del simposio, gli artisti chiamati anche da fuori provincia, dovranno predisporre nel corso degli anni almeno 255 lavori. Quanti sono gli abitanti di Sevignano. Ogni opera, infatti, è fissata alle pareti delle abitazioni, lungo le strette vie del minuscolo centro originario, dentro gli avvolti.
Due soli gli artisti della valle che hanno partecipato al simposio. Danilo Petri da Segonzano e Bruno Todeschi da Sover. Danilo Petri, in particolare, ha realizzato un béghel di ferro con i colori dell’Ucraina invasa e dilaniata dalla guerra di Putin. Due collaboratrici familiari che lavorano in val di Cembra e che hanno visto l’opera si sono sciolte in un pianto di commozione. Perché anche l’arte può contribuire e testimoniare la solidarietà con un popolo che lotta per la propria libertà. Come i “bégheli” di Sevignano i quali, dopo un secolo dalla fusione con il comune di Segonzano, imposta loro dal fascismo, rammentano e rivendicano la loro autonomia, non solo amministrativa.