Si è moltiplicata, negli ultimi tempi, la scomparsa di persone che hanno speso la loro vita al servizio della Comunità: locale, nazionale, internazionale. Ad ogni augusto trapasso si è legata una più o meno affollata sequela di ricordi: affettuosi, dolorosi, doverosi, talora pretestuosi. In codeste circostanze c’è chi non esita a saltare sul carro del “caro estinto” per far sapere di essere vivo.
E così la repentina scomparsa del fondatore di “Emergency”, il dott. Gino Strada, chirurgo di guerra e propugnatore di pace, ha dato il là a una serie di lettere e di petizioni perché all’illustre defunto siano intitolate strade, piazze e vie. Come è giusto che sia per un “Giusto” che ha onorato l’umanità.
Ma c’è anche chi, appropriandosi di una proprietà privata, ha proposto di cambiar nome a un rifugio che rammenta i tempi cupi del fascismo in Italia e porta il cognome di uno dei generali macellai della Grande guerra. Sennonché il rifugio è privato e pare difficile portar via l’intitolazione, a meno che i titolari dell’immobile non siano d’accordo.
Per contro, il consigliere provinciale del PD (ma c’è ancora il partito democratico in provincia di Trento?), l’avv. Luca Zeni ha chiesto ufficialmente al presidente della Provincia, il commercialista Maurizio Fugatti, di aprire l’albo d’oro di “Trentino onorario” (riconoscimento di recente istituzione) con il nome del dott. Gino Strada. Siamo certi che farebbe felice anche il cantautore Vasco Rossi che sarà a Trento nel maggio del prossimo anno e al quale, per essere graziosamente tra noi, sarebbe stata promessa l’intitolazione di una via e la nomina a “Trentino onorario”. La qual cosa non farebbe proprio a pugni con la storia patria visto che il celebre rocker, nel lontano 1975 diede una mano al fondatore di “Radio Dolomiti” a sistemare le antenne della prima emittente radiofonica privata sul tetto della villetta che Angelo de Tisi possiede a Margone di Vezzano.
Ma se l’intitolazione di luoghi pubblici a persone viventi è cosa rara, non lo è per gli scomparsi. Anche se la normativa nazionale sulla “Odonomastica” (denominazione di vie, strade e piazze di un centro abitato), fatta propria dalla Provincia autonoma di Trento prevede alcuni paletti. Il più importante è che il candidato all’intitolazione di una via deve essere morto da almeno dieci anni.
In verità, la normativa elaborata fin dal 1923 (regio decreto 1158) e via via adattata con varie circolari del ministero degli Interni prevede qualche deroga “se si tratta di soggetto che vanta particolari meriti nei confronti della Nazione”.
La richiesta di intitolare una strada o una piazza o un parco pubblico può essere presentata e sottoscritta da privati cittadini (il regolamento comunale varia nel numero delle firme: almeno trenta) o da associazioni. La domanda deve contenere le informazioni biografiche o storiche e culturali o dell’evento per il quale si vorrebbe intitolato un certo luogo.Oltre all’esame da parte dell’ufficio toponomastica del comune interessato, la delibera comunale deve essere approvata dalla Giunta Provinciale che ha competenza primaria sul tema. Insomma l’ultima parola, in questi tormentati anni di pandemia, spetta a Fugatti e alla sua giunta. Che come è noto sulla solidarietà internazionale ha attuato una stretta rigorosa e ferrea. Anche se, bianchi o Rossi, un nome e una Strada non si nega (non si negava) quasi mai.